Antonio Celano

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Recensione a: Tullio De Mauro, Dizionarietto di parole del futuro (Laterza, 2006)

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Questa recensione è stata pubblicata su «L’Immaginazione»,  n. 229  (aprile 2007).

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Guardando alle ultime prove di Tullio De Mauro, H. G. Wells probabilmente vi riconoscerebbe qualche somiglianza con le gesta del protagonista di uno dei suoi più famosi romanzi, sempre indaffarato com’è a portarci tesori dal suo continuo spostarsi nel tempo. E infatti, appena spentasi l’eco di Parole di giorni lontani, prima sua prova letteraria, Tullio De Mauro torna dal futuro (sia pure molto prossimo) con questo Dizionarietto, raccolta di brevi schede concernenti 84 termini (ma se si contano i rimandi e i confronti interni i lemmi sono molti di più) già presentati a puntate sul settimanale «Internazionale» e ora qui riproposti in un’unica soluzione all’attenzione del lettore. In omaggio al periodico, si tratta di «parole che nascono e vivono, loro, o le loro strette affini, in diverse lingue del mondo; parole che siano, insomma, “internazionalismi”», ma soprattutto che siano, sulla scorta dell’indicazione di Bruno Migliorini, parole «d’uso incipiente»: un po’ l’idea bussola dell’agile volume, ripresa e approfonditamente spiegata nel saggetto dedicato ai neologismi che chiude il libro (intitolato «Dove nascono i neologismi?», relazione tenuta all’Accademia Nazionale dei Lincei nel 2005 e apparsa negli atti del convegno Che fine fanno i neologismi?, pubblicato da Olschki l’anno dopo).

In queste pagine Tullio De Mauro individua un «processo di innovatività permanente», una sorta di grande corrente convettiva di rigenerazione di una lingua basata sul ricambio continuo tra lessemi obsolescenti e neologismi. La produzione dei secondi, dunque, come «parte profonda e ineliminabile» della capacità vitale di una lingua, «bisogno linguisticamente autonomo di nuove espressioni, di nuove accessioni di morfi già esistenti». Neologismi che, però, in polemica anti-referenzialista, si affermano sulle parole obsolete aderendo in modo nuovo e diverso agli stessi referenti sottesi e mai segnalandone una definitiva sostituzione.

Va da sé che più è robusta e complessa la corrente convettiva, più questa risente dello sviluppo «socioculturale produttivo», più sono importanti i processi di produzione di nuovi lemmi, per cui non sarebbe inutile, suggerisce l’Autore, cercare di tenere analiticamente distinte le parole nuove sviluppatesi in ristretti ambiti linguistici tecnico-specialistici («Neoformazioni») o di vita breve («Nonce words» o «Occasional words») da quelle già chiamate «Neologismi» o «parole d’uso incipiente», colte cioè nel momento in cui il processo di una loro potenziale più larga diffusione o definitiva affermazione accelera per sopravvenute condizioni favorevoli. Un discorso che consente di apprezzar meglio anche le potenzialità delle «neosemie» come motore sinonimico delle parole (nel senso saussuriano e wittgensteiniano) o come utile mezzo di registrazione degli scarti di significato intervenuti nell’uso dei lessemi nel loro tentativo di offrire strumenti «contro l’inesprimibile».

Chissà quali saranno i tempi di gestazione dei singoli lemmi contenuti in questo Dizionarietto delle parole del futuro (probabilmente dalla Laterza preferito a Dizionarietto delle parole d’uso incipiente per favorire una più immediata percezione del contenuto del libro da parte del lettore non specialista) prima di entrare in pianta stabile in un qualsiasi vocabolario dei più noti. Ad esempio, dacché De Mauro lo registrò nel 2005, «Sudoku» potrebbe essere già giunto a tale traguardo e «Burnout» (2004), viste le inquietanti notizie che ci giungono giornalmente dal mondo della scuola sulle condizioni di salute (mentale) del corpo insegnante, farsi avanti con ottime possibilità di successo. Affermazione che, con il maturare dei cambiamenti climatici in corso, potrebbe arridere anche, ma speriamo di no, a «Vertisuolo» o, a seguito dei recenti sviluppi bellici, a «Drone», termine questo, peraltro già ampiamente circolante fuori dai ranghi del mondo militare grazie alle saghe fantascientifiche e all’adozione successiva da parte del vasto popolo della «Generazione Nintendo». Basti pensare alle seguitissime puntate sugli aggressivi «Borg» (droni assimilanti, «viventi» in navi-alveare agli ordini di una regina) che datano la loro presenza sullo schermo, nella serie Star Trek-Next Generation, già dal 1987 (vedi la doppia puntata «Incontro a Fair Point») o i diffusissimi, violenti giochi virtuali come Warhammer: Dark Crusade prodotto recentemente dalla specializzata THQ, ecc.

Insomma, un Dizionarietto stimolante e utile per districarsi tra neologismi di nessuna reperibilità nei comuni vocabolari e di significato oscuro, incerto o vago (spesso si tratta di neosemie createsi all’ombra delle lingue anglosassoni, ma con salde radici nella tradizione latina o greca). Un volumetto che, pur potendo sembrare molto lontano per impianto e «digeribilità» dai gustosi ricordi partenopeo-capitolini di Parole di giorni lontani, ne conserva tuttavia il garbo, la misura e, soprattutto, il piglio ironico (e qualche polemica in punta di penna) comune alle opere meno tecniche di Tullio De Mauro. Vedi alla voce «Invaiatura», «Cantierare» e «Retrorunning».

Written by antoniocelano

marzo 11, 2010 at 12:17 PM