Antonio Celano

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Intervista a Franco Arminio

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Questa intervista è stata pubblicata su «Il Quotidiano della Basiicata» il 20 Maggio 2009.

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La Lucania? potrebbe essere una nuova frontiera

Intervista al paesologo Franco Arminio

Durante la Fiera del Libro di Torino Franco Arminio è stato ospite di un paio di dibattiti. Ne abbiamo parlato a margine. Arminio, paesologo, classe 1960, è di Bisaccia, in provincia di Avellino. Poeta, scrittore, giornalista, organizza eventi culturali ed è animatore di numerose battaglie civili. Attualmente anima il blog “Comunità Provvisoria”.

D.: Quest’anno a Torino hai esordito con un doppio impegno. Il primo in compagnia della redazione di “Cartaditalia” la nuova rivista edita a cura dell’Istituto italiano di cultura “Carlo Maurilio Lerici” di Stoccolma. Con te Davico Bonino, Domenico Scarpa, Andrea Bajani e Roberto Alajmo. Una compagnia di intellettuali sicuramente atipica…

R.: Di Scarpa sono amico. Bajani mi ha scritto una bellissima lettera sul mio ultimo libro (“Vento forte tra Lacedonia e Candela. Esercizi di paesologia”, ndr). Gli altri li ho incontrati in questa occasione, ma spero di conoscerli bene in futuro.

D.: Come ritieni che oggi un Paese colto, evoluto, ma pure così distante come quello svedese possa percepire il tuo sud fatto di piccoli paesi che non superano i due-tremila abitanti e di cui racconti una malattia forse terminale?

R.: Non so, certo l’Italia non è più un paese esotico come una volta. In fondo io racconto un sud molto diverso da quello che racconta Saviano, un sud per certi aspetti nordico. Il clima di Bisaccia non è molto diverso da quello svedese.

D.: Pensi sia più facile raccontare il sud al resto d’Europa che al resto d’Italia?

L’Italia del nord non è interessata più di tanto al sud. Per certi aspetti si potrebbe trovare più ascolto in Europa, ma il problema è che i libri belli non superano le alpi.

D.: Speriamo “Cartaditalia” possa contribuire… Il tuo secondo impegno è stato invece quello di partecipare, in compagnia di Marcello Fois, al dibattito “La strada del cambiamento. Come è cambiata l’Italia. Qui l’alta velocità non passa”. Come valuti il tema sapendo che la tua Italia è fatta soprattutto di sud?

R.: Io racconto quello che vedo e quello che vedo è un sud con molte ombre. Alla durezza della civiltà contadina si sono aggiunte le miserie dell’universo piccolo-borghese: l’ipocrisia, il provincialismo. Il paesaggio umano al sud è decisamente sconfortante. Le persone migliori vivono isolate. I comuni sono gestiti da gente senza idee. D’altra parte al sud, almeno in certe zone, resiste ancora il paesaggio. E questo mi conforta molto. Secondo me i territori vuoti, i territori non invasi dalla modernità incivile possono essere il punto di partenza per un nuovo modo di abitare il sud.

D.: Dunque bene o male che l’alta velocità non passi da qui?

R.: Se deve fare gli effetti che ha fatto altrove è bene che non passi. Oggi per me l’Italia più bella è quella dei paesi più affranti e sperduti. So bene che il mio è un giudizio estetico e non si vive solo di estetica, ma credo che questa bellezza possa diventare anche un fattore di sviluppo economico, uno sviluppo che però deve essere inteso assai diversamente dal passato.

D.: A proposito di paesi sperduti: tu che vivi con un piede in Campania e un altro in Lucania cogli una specifica diversità di fondo tra i piccoli paesi delle due regioni, oppure sono solo minime variazioni a un tema comune?

R.: La Lucania è meno ingombra di cose. Si vede molta campagna tra un paese e l’altro. Direi che ha una densità ottimale. In Campania, a parte le zone più interne, è veramente un disastro. Io mi sento più lucano che campano. E spero tanto che il mio paese prima o poi finisca per appartenere alla Lucania. A Bisaccia c’è la stessa aria di Potenza. Quando vado a Napoli mi sento all’estero. Napoli non capisce i piccoli paesi, non li ha mai capiti. Abbiamo bisogno di politiche e di una cultura che parta dai piccoli paesi. Da questo punto di vista la Lucania potrebbe essere la frontiera di una nuova Italia, ma non sento molti fermenti. È importante che ci sia una saldatura tra i lucani che stanno fuori e quelli che sono rimasti. Una saldatura per riabitare, per riabilitare questi luoghi bellissimi, ma troppo spesso trascurati proprio da chi li vive.

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Written by antoniocelano

marzo 10, 2010 at 9:52 PM